
Edificato nel 27 a.C. in onore di Cesare Ottaviano Augusto è il più antico degli archi romani superstiti e sorge nel punto d'incontro tra la via Flaminia (che collegava Rimini a Roma) e la Via Emilia.
Costruto in pietra d'Istria, il fornice misura m. 8,84 con una profondità di m. 4,10 ed un altezza di m. 10,40. L'architettura è esaltata da un ricco apparato decorativo, carico di significati politici e propagandistici. L'apertura del fornice, talmente ampia da non poter essere chiusa da porte, ricordava la pace raggiunta dopo un lungo periodo di guerre civili. Tra la ghiera dell'arco ed i capitelli, di ordine corinzio, si possono ammirare (in quattro clipei) quattro divinità: Giove, padre di tutti gli dei, massima divinità dei romani; Nettuno, dio italico, di tutte le acque; Apollo, figlio di Giove, protettore della salute; Minerva, potrettrice della città di Roma, delle arti e dei mestieri.
Su entrambe le facce dell'Arco sono collocate due teste di bue che attestano simbolicamente la qualità di colonia romana della città di Rimini.
I lavori di isolamento del 1937-39 portarono alla constatazione che l'arco era una porta urbana legata sui due fianchi con le mura della città.
Secondo la tradizione, sulla sommità dell'Arco si dice ci fosse una quadriga marmorea guidata da Augusto.
Durante il Medioevo l'arco, che era conosciuto con il nome di porta Aurea, fu smantellato nella parte superiore. L'attuale merlatura venne costruita nel sec. X.
L'Arco d'Augusto, restaurato in tempi recenti, è tornato al suo antico splendore, valorizzato dall' area circostante riqualificata a verde pubblico con alberi e aiuole fiorite.
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