Racconto per immagini del tesoro segreto dei riminesi
Fotografie: Luciano Liuzzi
Testi: Andrea Scartabelli - Ferruccio Farina
Coll'arrivare dell'autunno la spiaggia, lentamente, si svuota. Le giornate si accorciano e ci si prepara ad assaporare nuovi profumi e nuove sensazioni. Ogni insieme di persone ha una sua anima, un suo modo di comportarsi e di essere; ed è in questa stagione che, finita l'ebbrezza dell'estate, esce allo scoperto l'anima del riminese. Tutti i riminesi, anche il più pataca, hanno qualcosa in comune: amano Rimini e non la lascerebbero per nulla al mondo; sono attaccati alla loro città come la cozza allo scoglio. Un buon metodo per comprendere questa anima è frequentare la marina.
La marina invernale è un territorio che non ha più possidenti né confini (ogni bagnino infatti, da buon riminese, si sente un po' feudatario del suo pezzo di spiaggia), mille volte esplorato ma sempre affascinante e misterioso. Immergetevi in questo strano paesaggio, respirate i profumi del mare e vi accorgerete che la spiaggia può diventare un parco. Gente che passeggia, che corre, che gioca, che cavalca. A queste figure più "scanzonate" si sovrappongono quelle "mistiche". C'è sempre almeno un pensatore che, con o senza libro in mano, scruta immobile l'orizzonte, c'è il vecchio riminese sulla battigia che raccoglie vongole e cannelli, ci sono le coppie di inguaribili romantici che non sanno resistere al fascino del mare e della spiaggia vuota, e c'è anche la persona sola che cerca conforto in questa bellissima e desolata immensità (e non è strano).
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